Le regole e i consigli per effettuare una operazione della massima delicatezza, da affrontare solo con le dovute precauzioni per evitare di farsi del male
Se state leggendo questo articolo perché siete intenzionati a salire in testa d’albero e cercate le istruzioni su come farlo dobbiamo subito deludervi. L’operazione che siete in procinto di fare non si impara infatti né guardando un tutorial né leggendo le istruzioni su un sito, per quanto affidabile e autorevole questo sia. Si tratta infatti di una vera e propria impresa, da non affrontare se non siete stati addestrati a dovere e di persona. Di che cosa parliamo qui, allora? Di sicurezza.
Solo in caso di effettiva necessità
Dato che la prudenza non è mai troppa e che anche i più esperti potrebbero farsi prendere dall’entusiasmo o da un attacco di overconfidence, è bene ricordare che per salire sull’albero della barca se ne deve avere effettiva necessità. E per effettiva necessità intendiamo un intervento tecnico non risolvibile altrimenti, non certo lo sfizio di vedere dall’alto come stanno le cose o di scattare una foto! Legata a questa imprescindibile necessità c’è la considerazione che, qualunque questa sia, salvo casi eccezionali (che qui non trattiamo e che riguardano professionisti alle prese con regate o traversate oceaniche), non c’è intervento che non possa essere rimandato.
Fatelo solo se siete fermi al porto
Come dire: se vi trovate in mare o comunque le condizioni meteo non sono ottimali, lasciate perdere se dovete risistemare una drizza, mettete le vele in sicurezza, accendete il motore e rientrate al porto prima di fare qualunque cosa. Altro punto fondamentale da ricordare per la vostra incolumità è infatti questo: in testa d’albero si sale solo quando la barca è ferma in porto, c’è il sole e non c’è vento.
Sceglietevi un compagno fidato
L’altra condicio sine qua non è quella di avere accanto una persona della quale vi fidate ciecamente. Solo con un partner di massima fiducia che vi assiste dal basso potete permettervi di affrontare l’ascesa, ovviamente utilizzando una imbragatura resistente dotata di cinghie su schiena e petto della quale avrete controllato accuratamente tutte le cuciture, meglio ancora se collegata a un bansigo, un seggiolino cioè che vi renda più agevoli i movimenti e vi consenta di lavorare con maggiore agio. Anche in questo caso avrete controllato tutte le cuciture e la tenuta e indossato una cintura di sicurezza che vi colleghi a una seconda drizza. Diamo per scontato che conosciate bene la barca su cui vi trovate e che vi fidiate anche delle drizze che andrete a utilizzare. Ciò di cui non vi dovete comunque fidare sono invece grilli e moschettoni. Per quanto questi siano grossi, l’unica vera garanzia è data un nodo ben fatto, imprescindibile quanto delle buone drizze e l’assistenza di un buon compagno di squadra.
Drizze e segni convenzionali
Passando alle drizze, queste saranno due, una vi servirà per salire e una per tutelare la vostra sicurezza, nella malaugurata evenienza che la prima si rompa, mentre la persona che vi assiste dovrà concordare con voi prima che saliate tutti i segni per regolare la vostra ascesa. Non sempre infatti è possibile comunicare a voce, intorno a voi potrebbe esserci del rumore o comunque le parole potrebbero essere fraintese. Convenzionalmente, una mano con il pollice alzato indica che chi sta sotto dovrà farvi salire, un pugno chiuso che dovrete fermarvi, la mano aperta che potete scendere, e che è giunto il momento dunque di filare la drizza.
Caschetto e secchiello
Sempre prima di avventurarvi sulla testa d’albero dovrete mettere in atto tutte le misure di prevenzione, tra cui la dotazione di un caschetto, per voi e per il vostro compagno che, per quanto vicino, dovrà comunque restare a distanza di sicurezza dall’albero e dalle eventuali cadute di materiali. A questo proposito, dato che salite sull’albero presumibilmente per un intervento tecnico, è molto probabile che dovrete portare con voi anche degli attrezzi da lavoro. Per il loro trasporto potrete affidarvi a un sacchetto, un marsupio o un secchiello: fate la vostra scelta sulla base della maneggevolezza e del minore intralcio che ciascuna opzione presenta. Per facilitarvi la salita è inoltre consigliabile anche indossare delle scarpe con un buon grip per aumentare la presa e proteggere i piedi da eventuali contusioni e abrasioni nonché, già che ci siamo, delle ginocchiere.
Occhio alla drizza di rispetto
Armati e bardati di tutto punto e concordato i segnali con il vostro referente al winch, potete iniziare l’ascesa sulla testa d’albero. Nel farvi salire chi sta sotto dovrà cazzare non solo la drizza che vi sta portando su, ma anche quella di rispetto, in modo tale che nel malaugurato caso in cui la prima drizza si rompa la seconda vi sostenga evitandovi una caduta che, anche nel caso vi trovaste ancora a pochi metri di altezza, avrebbe comunque un esito disastroso. Sempre per estrema sicurezza potreste anche valutare la possibilità di legarvi all’albero stesso con una cimetta di sicurezza per evitare l’“effetto pendolo” e non rischiare così di andare a sbattere contro l’albero, facendovi male. Si tratta in questo caso di una precauzione da adottare quando si è in mare: con la barca ferma in porto e senza vento non è indispensabile. Giunti nel punto in cui desiderate fermarvi, lo comunicherete a voce o a gesti al vostro compagno; questi terrà sempre tre giri intorno al winch e, quando dovrà bloccarvi, non si dovrà fidare del solo stopper, ma farà un nodo sul winch stesso.
Massima attenzione nella discesa
Terminato il lavoro, possibilmente nel più breve tempo possibile per minimizzare i rischi, sarà il momento di affrontare la discesa. Operazione questa che merita un’attenzione ancora maggiore rispetto alla salita, dato che se in quella c’era il vostro peso a limitare la velocità, nel tornare giù il rischio è quello di precipitare troppo in fretta e farvi quindi del gran male. Per mantenere la giusta frizione, si dovranno lasciare i giri della drizza intorno al winch, rilasciandola a poco a poco e facendo lo stesso con quella di rispetto, che dovrà come detto essere sempre pronta a sostenerci nel caso quella principale dovesse rompersi. Evitandoci così una rovinosa caduta.