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Il meteo in barca

La capacità di prevedere il meteo in barca è fondamentale per una navigazione tranquilla, sicura e divertente. Per questo, nonostante gli strumenti che la tecnologia ci mette a disposizione, la capacità di distinguere a occhio nudo i segnali che mare e cielo ci inviano è importantissima. Si tratta di abilità che chi naviga da tempo ha ormai acquisito con l’esperienza, ma che anche chi è alle prime armi può sviluppare a partire da qualche indicazione mirata. Qui ve ne daremo alcune, consapevoli di non essere meteorologi professionisti né di potere esaurire l’argomento in un semplice post.

Vento, mare e cielo per prevedere il meteo in barca

Cominceremo col ricordare, quanto prevedere il meteo in barca sia fondamentale per decidere la nostra rotta, evitando di trovarci in mare aperto o comunque in situazioni potenzialmente pericolose. Fondamentale è anche dire che a occhio nudo si possono fare valutazioni di massima, ma che è necessaria la strumentazione adeguata per avere previsioni corrette. Sarà comunque sempre necessario utilizzare strumenti come la radio e un dispositivo di monitoraggio meteorologico per confermare le previsioni fatte, eventualmente facendo ricorso anche al telefono e ad app mirate. Dopo queste premesse, passiamo ad analizzare quali sono i segnali che ci consentono di prevedere il meteo, sia presi da soli sia combinati tra loro.

Leggere il vento

Il primo di questi segnali è senz’altro il vento, nostro indispensabile alleato nel veleggiare ma anche tra i protagonisti delle variazioni meteo. Come certo saprete, il vento è legato alla variazione di pressione tra due aree: semplificando, in condizioni di alta pressione avremo poco vento e tempo stabile, in caso di bassa pressione avremo invece molto vento e tempo instabile. Mettendo mano a una carta sinottica, vedremo che il vento segue la direzione delle isobare, ossia delle linee che uniscono i punti di uguale pressione. Isobare ravvicinate significano che c’è una forte differenza di pressione e quindi un vento forte, mentre le isobare lontane indicano una debole differenza di pressione e quindi poco vento.
Capire la forza e la direzione del vento non è difficile neppure per un principiante, che potrà sentire l’aria letteralmente sulla faccia, e quindi regolarsi di conseguenza, così come vederne gli effetti sulla superficie dell’acqua. Non parliamo qui delle onde vere e proprie, ma delle increspature causate dallo sfregamento del vento e quindi formatesi nella sua stessa direzione. Sempre queste piccole onde possono dirci molto sulla forza del vento, tanto più se ci affidiamo alla scala Beaufort, una misura empirica che la classifica proprio sulla base del suo effetto sul mare.

Guardare il mare per prevedere il meteo in barca

Dall’azione del vento sulla superficie dell’acqua passiamo al mare stesso. Parlandone va premesso che il mare potrebbe non essere l’indicatore migliore per i fenomeni più imminenti. Trattandosi infatti di una massa enorme, reagisce con lentezza a fenomeni anche violenti. Potrà così recare traccia di una perturbazione passata o lontana senza dirci però con certezza e facilità se questa si stia allontanando o avvicinando. Ciò detto, gli va riconosciuta la capacità di darci traccia di fenomeni imminenti in situazioni di instabilità: l’acqua che “bolle” o l’inizio di una increspatura insolita precedono di minuti colpi violenti di vento o trombe marine. Saperli riconoscere in anticipo potrà, quindi, essere d’aiuto nelle azioni da compiere in barca.
Il mare, poi, non è influenzato solo dal vento, ma anche dalle correnti e dalle maree, e può fornirci informazioni sulle condizioni meteo passate, presenti e future. Se, per esempio, vediamo delle onde lunghe e regolari, questo significa che il vento è stato costante per un lungo periodo di tempo e in una determinata direzione. Se, invece, vediamo delle onde corte e incrociate sapremo che il vento è variabile e che anche le correnti lo sono, mentre la presenza di onde anomali potrebbe significare che c’è una perturbazione in arrivo.

Distinguere le nuvole

Il terzo elemento da tenere in conto per la previsione a occhio nudo del meteo sono le nuvole.
Formate da gocce d’acqua o cristalli di ghiaccio sospesi nell’atmosfera, le nuvole possono indicarci temperatura, stabilità e umidità dell’aria. La loro classificazione completa necessiterebbe di una trattazione lunghissima. Ci limiteremo qui a indicarne le tipologie più rilevanti ai fini delle previsioni meteo, classificate sulla base della loro forma e altezza.

Nuvole basse

Le nuvole più basse, fino ai 2.000 metri, sono le stratiformi, che hanno una forma piatta e uniforme. Indicano un’aria stabile e umida con poco vento e scarsa visibilità. Se le stratiformi sono molto basse e coprono tutto il cielo si chiamano strati. Sono le classiche nubi diffuse biancastre e senza una forma definita che in caso di umidità si abbassano al suolo fino a diventare nebbia. Non portano precipitazioni importanti e indicano una certa stabilità nei bassi strati dell’atmosfera.
Pur restando nei livelli più bassi, gli stratocumuli sono nuvole più alte rispetto agli strati e di forma più addensata. La loro presenza indica che si è instaurato un certo movimento d’aria tra le zone più basse e quelle più alte dell’atmosfera. La nube sale infatti fino a raggiungere l’aria più alta e più stabile che ne blocca l’ascensione e la fa sviluppare in orizzontale. Anche agli stratocumuli sono associati fenomeni di debole intensità. I cumuli sono in genere le nuvole del bel tempo, generate da un movimento convettivo, dal basso verso l’alto, che porta in quota l’umidità generata dall’evaporazione. Osservando la loro evoluzione nel corso della giornata possiamo dedurre come si comporterà il tempo. Se si formano al mattino, si ingrandiscono leggermente fino alle ore più calde e poi tendono a dissolversi, sono indice di stabilità.

Nuvole medie

Tra i 2.000 e i 6.000 metri si formano nuvole cumuliformi con una forma a cumulo o a torre. Indicano un’aria instabile e in movimento verticale, con vento da moderato a forte e buona visibilità. Se sono particolarmente allungate (anche oltre i 10.000 metri) e hanno una base irregolare e una cima frastagliata si chiamano cumulonembi e possono portare temporali violenti o grandine. Gli altocumuli possono assumere diverse forme, tra cui la più famosa è quella a “pecorelle”, da tutti riconosciuta come indice di pioggia entro le 24 ore. Sono altocumuli anche molte delle nubi lenticolari che vediamo vicino alle montagne in presenza di vento. Sono tutte nuvole che di solito annunciano l’arrivo di un fronte freddo. Se le stratiformi sono più alte e lasciano intravedere il cielo si chiamano altostrati e possono precedere l’arrivo di un fronte caldo. Fitte, grigie o bianche, non vengono mai da sole e sono indicazione sicura di un cambiamento nel tempo. Quando si presenta un altostrato ci si possono aspettare venti deboli e precipitazioni, soprattutto quando la nube si abbassa di quota e si ispessisce, gonfiata dall’aria umida, diventando un nembostrato.

Nuvole alte

Le nubi che si formano sopra i 6.000 metri appartengono alla famiglia dei cirriformi, dall’aspetto sottile e filamentoso. Queste nuvole indicano un’aria fredda e secca con vento debole o assente e ottima visibilità. Se sono isolate e hanno una forma a piuma o a cappello si chiamano cirri e non portano precipitazioni. Le più classiche, a forma di uncino, indicano vento sostenuto e un fronte in avvicinamento, di solito caldo. Infatti, l’aria più calda in arrivo sale sopra l’aria più fredda in stazionamento, facendo ruotare il vento in senso antiorario. I cirrostrati sono nubi estese e lattiginose, indice di forte umidità nell’aria. Se si formano dopo la comparsa dei cirri a uncino indicano un ulteriore avvicinamento del fronte. Pensate al caratteristico alone intorno alla luna: associato ai cirrostrati, indica brutto tempo e venti meridionali in arrivo. I cirrocumuli sono l’altra faccia del cielo a pecorelle, già incontrato trattando degli stratocumuli: se li vediamo ci sarà una buona probabilità di piogge nelle ore successive.

Combinare i segnali per capire il meteo in barca

Da quanto fin qui detto, dovrebbe essere evidente quanto la forma, l’altezza e l’evoluzione delle nuvole siano indicative dell’aria che incontreremo e delle condizioni meteo che ci aspettano. Sempre naturalmente che studio ed esperienza ci abbiano insegnato a conoscerne il significato. Delle cirriformi seguite da nuvole stratiformi ci diranno ad esempio che c’è un fronte caldo in avvicinamento e che il vento aumenterà di intensità e cambierà di direzione. Delle cumuliformi seguite da nubi cirriformi significheranno invece che c’è un fronte freddo in avvicinamento e che il vento diminuirà di intensità cambiando di direzione.
Anche seguire l’evoluzione delle nuvole nel corso della giornata ci è di aiuto. Se ad esempio le cumulus humilis, le nuvole del bel tempo, si formano all’inizio della mattinata potremo aspettarci una brezza di mare di intensità maggiore rispetto al caso in cui queste stesse nubi si formino nelle ore più calde della giornata. Anche la loro altezza potrà darci un’idea della temperatura della giornata: più essa è calda, più i cumuli si formeranno a una altezza maggiore.
Se infine dovessimo individuare un cumulonembo il consiglio è quello di stare in allerta, perché questo tipo di nuvola è sempre associato a forti venti estremamente variabili. Se poi ha la forma di una grande incudine e si sta spostando velocemente, facciamo tutto il possibile per evitarlo o, se proprio non possiamo fare altrimenti, giriamogli intorno dalla parte opposta rispetto alla direzione verso cui si sta dirigendo il temporale.

 
Come si diceva in apertura, si tratta di sfruttare le capacità di osservazione, lettura e intuizione che abbiamo sviluppato con lo studio e l’esperienza, sempre confrontandole e completandole con i dati forniti dalle strumentazioni meccaniche e i moderni supporti tecnologici.

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